Storia & archeologia

Giovanni Sensi, valdese giustiziato per eresia

Giovanni Sensi, predicatore valdese originario di Iglesias, fu arrestato e condannato alla pena capitale in Valle di Susa il 30 marzo 1403, dopo una confessione estorta nel locale castello. La sua fede religiosa, che negava l'esistenza del Purgatorio e la validità di confessione ed eucaristia, era considerata eretica

La tragica storia di Giovanni Sensi, predicatore valdese originario di Iglesias, è indicativa di quanto un tempo si potesse pagare cara l’appartenenza a una fede religiosa diversa da quella ufficiale. Sensi fu infatti condannato a morte per eresia dall'Inquisizione cattolica e tutto ciò che oggi si conosce della vicenda è quanto scritto nei verbali degli interrogatori e nella sentenza di morte, promulgata il medesimo giorno in cui fu giustiziato.

Il 7 gennaio 1403 Emanuele Bartolomei, castellano di Caprie in Valle di Susa, fece arrestare Giovanni Sensi, il quale confessò che pur senza essere sacerdote predicava, convertiva, assolveva dai peccati e guariva i malati, dichiarando inoltre di essere diretto in una comunità di valdesi nei dintorni di Bergamo; fu esposto al pubblico ludibrio ma scampò alla pena capitale perché abiurò la propria fede. In marzo fu però nuovamente arrestato in quanto aveva ripreso la sua attività di predicatore e fu condotto dall'inquisitore Giovanni di Susa.

Si venne così a sapere che suo padre coniava monete ad Iglesias per conto degli Aragonesi e che era già stato arrestato in Spagna per i medesimi motivi religiosi. Dopo aver ammesso di credere nei principi valdesi eretici, ovvero nell'inesistenza del Purgatorio e nell'inconsistenza del culto dei santi, dell’eucaristia e della confessione, il 30 marzo 1403 venne dichiarato colpevole e condannato a morte, sentenza che fu eseguita quello stesso giorno in una località imprecisata al confine tra Caprie e Condove.

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